lunedì 24 agosto 2009

LIMITI DELLA PUBBLICITÀ



Oggi comincio con una citazione che ho trovato sul dizionario online di virgilio su http://www.sapere.it

cànna: cànna

s. f.

unico genere di piante delle cannacee; ha larghe foglie verdi o rosse, ed è coltivato nei giardini per i fiori a racemi o pannocchie dai vivaci colori

nome generico di alcune piante graminacee ad alto fusto; la più diffusa è la canna comune (chiamata anche semplicemente canna) che si trova in ambienti palustri ed ha un fusto di circa due metri
canna da zucchero, originaria dell'India e della Polinesia, attualmente coltivata nei paesi caldi e umidi; dal suo midollo si estrae il saccarosio usato per la fabbricazione dello zucchero; canna d'India, specie di palma rampicante, tipica dell'India, della Malesia e dell'Africa equatoriale; dal suo fusto sottile e flessibile si fanno canne da pesca e bastoni da passeggio; canna di bambù, V. bambù

oggetto tubolare lungo e sottile, ottenuto da un fusto di canna o simile ad esso: la canna della pipa, la cannuccia di questo arnese; canna fumaria, tubo di scarico per il fumo di una caldaia, d'una cucina e sim.
poet. zampogna
fam. esofago; trachea o, semplicemente, gola

misura pop. di lunghezza, di valore variabile secondo i luoghi, che, comunque, si aggira intorno ai due metri.


Ossia, la parola canne non può che essere plurale di canna.

E perché parlo di tutto questo? Calmatevi, non sono diventata ancora piú pazza.Chi mi conosce, sa quanto la mania 'tupiniquim' di usare parole straniere per far pubblicità e per dare nome a locali, è capace di arrabbiare e vergognare. Arrabbiare perché il nostro bello e incolto ultimo fiorello del Lazio è così ricca e capace di dire quasi tutto che vuole il suo parlante e vergognare perché la sua povera gente non ne conosce un decimo, ma ci tiene tanto a mostrare quanto 'sa' della lingua altrui. Imparate per bene primo la vostra lingua per poter dopo sfoggiare conoscenze altre.

Per quanto riguarda il vocabolario della gastronomia la mia animosità è meno violenta dato che si tratta spesso di famiglie di oriundi che hanno un desiderio legittimo di fare omaggio alla lingua degli avi, benché solo pochi si dedichino allo studio serio della lingua di Dante, i menù fanno ridere ai polli.
Il mio sdegno comincia oggi con il nome scelto per una clinica veterinaria che ho trovato sabato a Tijuca - per rispetto alle individualità non cito l'indirizzo.
Ma cosa - voglia di dire altro! - passa per il cervello - se ce l'ha - di uno/una che decide di nominare il proprio negozio - che tra l'altro è abbastanza grande con un nome che non c'è? Se si chiamasse "Cão e gato" il suo negozio sarebbe meno importante? Farebbe un servizio inferiore. Da dove avrà mai ricavato che cane in italiano ce l'ha la doppia. Oppure sono io che sbaglio di grosso e faccio una figuraccia: forse lì commercializzano delle canne da zucchero per i gatti, o magari offrono delle canne da pesca per il gatto come risaputo da tutti sono grandi amanti di pesci.
E pensare che festeggiavo la chiusura quest'anno di quel negozio per bebè con quel nomaccio che non ho il coraggio di ripetere qui, sono sicura che i miei alunni lo ricorderanno.
Povera me!

Ne posterò altri esempi sullo stesso tema.

5 commenti:

Regina ha detto...

"È incredibile, capito la sua rabbia. Como si dice "chi non ha competenza non ce l'ha fa".

INSEGNANTE CLAUDIA CORREA ha detto...

Hai ragione, Regina. Come ho detto in classe, se avessero scelto Cane e Gato, avrei capito. Ma questo, è troppo.

Raquel Hade ha detto...

Io vorrei sapere se il canne è "bravo"? Tu lo sai?

Raquel Hade ha detto...

Ah!
Perche no?
"Clinnicca Vetterinnària"

INSEGNANTE CLAUDIA CORREA ha detto...

No, Raquel le canne non sono brave, basta tenerle con cura, già i cani...kkk